Passivanti al fosforo
Sono polimeri sintetici idrosolubili con gruppi funzionali a base fosforo, adatti per reagire sulle superfici (multi-metallo) per creare nano-coating passivanti in grado di promuovere l'adesione della verniciatura e aumentare in maniera significativa la tenuta alla corrosione.
I passivanti al fosforo sono subentrati nel mercato da pochi anni e man mano si stanno diffondendo in sostituzione o parallelamente ai silani. Vengono forniti in forma concentrata a circa il 50% e in differenti versioni in base al substrato da trattare (multi-metallo, alluminio, zincata, eccetera). La materia attiva di alcune tra le tipologie principali è rappresentata da:
- Acido acrilico, polimero con acido vinilfosfonico
- Copolimero di acrilati di sodio/metacriloiletilfosfato
Processo
Per poterli utilizzare sono sufficienti semplici formule di diluizione e di aggiunta di acidi minerali ceramici che catalizzano la reazione di passivazione con i substrati.
A differenza dei silani, funzionano a concentrazioni molto più basse (tipicamente 200 ppm) e i legami creati forniscono una migliore resistenza all'idrolisi in condizioni corrosive, rendendo i bagni più facili da gestire e senza la creazione di fanghi.
Il prodotto facilita enormemente la gestione dei tunnel di trattamento, permettendo di ridurre il numero di vasche di lavaggio e annullando quasi completamente il controllo del bagno di passivazione. L'unico requisito fondamentale è quello di ottenere superfici completamente sgrassate e uniformi prima della passivazione finale.
Un impianto tipico di
pretrattamento potrà quindi contare su soli 4 passaggi: sgrassaggio alcalino o
acido/risciacquo demi/risciacquo demi/passivazione a temperatura ambiente. Non
è previsto risciacquo dopo la passivazione, ma solo un passaggio in aria calda
ventilata (80°C) x 5 minuti. Il bagno di passivazione può essere predisposto
per immersione o per nebulizzazione a perdere. La nebulizzazione permette una
maggiore qualità, costante nel tempo (a scapito ovviamente dello scarto di
prodotto), mentre il trattamento per immersione dovrà venir monitorato tramite il livello di acidità e di conducibilità. Se impiegati in maniera idonea, possono
raggiungere le medesime prestazioni di una fosfatazione tricationica.
Pro e contro
Questa nuova tecnologia ha un costo molto elevato e per poter essere impiegata in formulati concorrenziali occorre necessariamente creare prodotti estremamente diluiti; se da una parte possiamo considerarla una tecnologia pulita a basso impatto ambientale, dall'altra parte abbiamo un'inutile movimentazione di prodotti composti anche per il 98% da acqua.
Un'altra nota negativa è
l'impiego di acidi tossici come l'acido esafluorozirconico che, per quanto
presente in minime percentuali, ha un altissimo impatto ambientale. A causa
della bassa percentuale necessaria alla formula (<1%), potrebbe non venire
indicato in scheda di sicurezza, questo fa sì che il refluo generato presso i
clienti venga poi erroneamente gestito come rifiuto acquoso non pericoloso.
Lo speciale polimero combina due gruppi funzionali, reagendo con il substrato metallico (verde) e con uno strato organico (rosso).